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'passione', artisti di fucina, caprone, caveja, don Alfiero Nannini, famiglia di fabbri, ferro battuto, forgiatura a mano, gonfalone comunale, incudine, martello, monte romano, presbiterio, Tre Colli
Anche l’artigianato del ferro battuto rientra tra le peculiarità del territorio brisighellese e Marino Montevecchi della frazione di Villa Vezzano è tra i pochi artisti di fucina a esercitare ancora l’antica professione di una famiglia di fabbri. Marino, quarta generazione di artisti del ferro, è l’autore di un importante crocifisso donato per Natale alla chiesa parrocchiale di San Giorgio in Vezzano.
I Montevecchi, originari di Monte Romano da trecento anni sono in campo brisighellese intenti all’arte del fuoco con l’incudine e il martello. L’attività dal trisavolo di Marino, Giovanni, che teneva una fonderia specializzata nella forgiatura di campane e armi da guerra (una campana con la firma di bottega è tuttora conservata nel Museo Ugonia di Brisighella), è poi passata al nonno di Marino, Giuseppe, in seguito al padre Enrico che ha lasciato al figlio il testimone della fucina nella frazione di Villa Vezzano dove la lavorazione a mano vede ancora centrale la figura dell’artigiano che crea in bottega. È qui che è stato realizzato l’importante crocifisso donato a Natale alla parrocchia di Villa Vezzano. L’opera, che ora campeggia nel presbiterio della chiesa settecentesca di San Giorgio, è un pezzo d’arte scolpito a mano (più di 50 chilogrammi di ferro) per un’altezza di oltre un metro e mezzo compresa la croce che sostiene il manufatto.
Piena soddisfazione del parroco don Alfiero Nannini, che si può definire il ‘parroco della Sintria’, avendo sotto la sua giurisdizione tutte le parrocchie di questa vallata. Da tempo attendeva un simbolo della ‘passione’, importante e ben visibile, all’interno della chiesa di Villa Vezzano e ora, collocata già nella terza domenica d’Avvento, l’opera è stata esposta ai fedeli durante la messa di Natale.
Un lavoro lungo e impegnativo che è durato oltre un anno – commenta il fabbro Marino, che è anche alpino della Julia, ma ora la fatica lascia il posto a un’altra impresa non meno importante. A beneficiarne sarà il Comune di Brisighella e l’oggetto della prossima donazione dell’artista è una caveja alta due metri con il caprone simbolo del gonfalone comunale. Anche in questo caso, come per il crocifisso, la forgiatura a mano rappresenta il punto di forza dell’opera, plagiata e modellata fino a renderla un pezzo unico.
Negli intenti dell’artista dovrà essere collocata in un punto strategico del paese, all’ingresso o al centro di una piccola rotonda sparti-traffico. Starà al sindaco Davide Missiroli e alla Giunta stabilire l’opportuna sistemazione; intanto, Marino sta mettendo a punto l’opera reinterpretando – da vero specialista – la caveja, antico strumento agricolo romagnolo e simbolo della Romagna, rappresentata da un’asta saldata a un apice e decorata con anelli e immagini allegoriche: in questo caso il caprone, simbolo del Comune dei tre Colli.
Margherita Rondinini